Che cos’è il karate antico

Joen Nakazato, primo a sinistra, seduto accanto a Chotoku Kyan, in una foto del 1941.

È necessario chiarire qual è l’oggetto dei nostri studi e il motivo principale per cui è nata l’Associazione per lo Studio del Karate Antico. Molti amici e colleghi insegnanti di karate hanno osservato che le scuole di karate di Okinawa di oggi sono tutte moderne, ovvero sono state fondate nel 900, tra gli anni Venti e gli anni Quaranta. È assolutamente vero, ma c’è una differenza sostanziale fra le scuole moderne giapponesi e quelle “moderne” di Okinawa. Le scuole giapponesi fanno riferimento a fondatori che hanno modernizzato il karate scollegandolo del tutto dalle sue radici e il loro albero genealogico è “lungo”, per così dire, al massimo una settantina d’anni circa. Prima di esse non c’è nulla, cioè nascono come rielaborazioni moderne di scuole che invece avevano lunghissimi alberi genalogici risalenti in alcuni casi fino al 1600. Per fare un esempio tecnico, dietro allo Shotokan c’è il nulla perché lo stile è stato codificato negli anni ’40 del 1900 da Yoshitaka Funakoshi eliminando ogni parziale collegamento che il karate del padre poteva ancora avere col karate di Okinawa. Viceversa, le scuole di Okinawa di oggi sono rette da allievi diretti degli ultimi capiscuola storici e per questo non presentano alberi genalogici “spezzati”. Facciamo l’esempio delle scuole fondate dagli ultimi allievi diretti di Chotoku Kyan: Joen Nakazato e Zenryo Shimabukuro (per tralasciare Nagamine che non tramandò esclusivamente il karate di Kyan). Ebbene, pur con minime differenze, le due scuole citate hanno trasmesso integralmente quel karate, che non ha subito modernizzazioni di sorta. Ho citato Kyan perché, a differenza di Itosu, più di tutti gli altri maestri della sua generazione cercò di preservare l’eredità storica del karate antico, il Tode Justu (唐手術), ovvero quel patrimonio arrivato integro fino allora almeno nei principi fondanti. Sappiamo tutti che cosa si intenda per “modernizzazione” del karate: quel processo irreversibile che inizia con Anko Itosu e termina con Yoshitaka Funakoshi. Processo che ha generato un karate completamente diverso, adatto alla diffusione di massa ma irrimediabilmente mutilato. Quindi non è corretto affermare che le scuole di Okinawa di oggi non abbiano nulla a che fare con il karate antico: hanno invece legami diretti e profondi con esso e trasmettono ancora un karate fedele in buona misura alle origini, nonostante l’apparente “giapponesizzazione” che in alcuni stili sta emergendo per motivi commerciali. Tuttavia, la nostra epoca vede scomparire uno ad uno gli ultimi allievi diretti, quelli che studiarono con i capiscuola a cavallo fra i due secoli che ancora conservavano tutti i segreti più importanti del Tode. Quindi non c’è tempo da perdere, occorre dedicarsi ora alla ricerca e allo studio per preservare il più possibile il patrimonio che sta per perdersi definitivamente, come ho avuto modo di scrivere già vent’anni fa nella mia prefazione all’edizione italiana del libro “Karate di Okinawa” di Mark Bishop edito dalle Mediterranee. La ricerca e lo studio del karate antico era l’attività principale dei maestri fino alla generazione di Itosu (era antico anche per loro). C’era un continuo scambio per approfondire l’arte, preservarla e tramandarla. Soprattutto non esistevano “stili”: ogni maestro insegnava un repertorio limitato di kata e applicazioni e, quando l’allievo voleva allargare le sue conoscenze, era lo stesso maestro ad affidarlo a un altro collega. Oggi ci sono organizzazioni e singoli ricercatori che stanno cercando di ricostruire quel karate con varie metodologie. È materia di studio analitico e comparativo in diversi centri di ricerca in tutto il mondo. In definitiva, quando noi parliamo di karate antico non ci riferiamo semplicemente al karate delle scuole di Okinawa. Promuovere in Italia il karate “Doc” è senz’altro uno dei nostri obiettivi, per fare cultura e far capire che da oltre trent’anni esiste nel nostro Paese un’alternativa valida al karate moderno giapponese. Ma vogliamo anche contribuire a preservare e diffondere il karate in via di estinzione, e per questo la nostra Associazione ha riunito nel suo Comitato Scientifico i rappresentanti delle principali scuole di karate di Okinawa presenti in Italia, considerandole referenti indispensabili senza i quali nessuna ricerca seria sul karate antico sarebbe possibile. È questo l’altro nostro grande obiettivo.

Il simbolo del Comitato Scientifico dell’Associazione per lo Studio del Karate Antico.

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