Una delle tecniche classiche del karate antico che per prime sono state eliminate nel karate moderno è la presa ad artiglio, chiaramente di origine cinese. Questo genere di presa si impiega normalmente per bloccare un braccio dopo una parata, ma anche per paralizzare un muscolo premendo su più punti vitali, per separare dolorosamente dalle ossa muscoli e tendini, per afferrare le costole fluttuanti, o ancora – e in modo più devastante – per portare un attacco alla carotide, agli occhi, ai testicoli, o addirittura strappare lembi di carne. Nelle arti marziali cinesi queste tecniche avevano origine nell’imitazione di animali reali o mitologici, come la tigre, l’aquila, il drago, e del modo in cui usano gli artigli.
Esistono diverse versioni di questa tecnica nelle scuole di Shuri e di Tomari, ma l’uso più frequente è nelle scuole di Naha (Goju Ryu e Uechi Ryu), dove l’influenza cinese è più visibile. La presa può essere eseguita con tutte le dita della mano oppure con sole tre dita (pollice, indice e medio). Negli stili Shorin la presa ad artiglio è spesso l’evoluzione naturale delle parate avvolgenti come il saguri-te e di quelle a mano aperta. Secondo i maestri del karate antico, la sensazione che si deve avere nell’eseguire la tecnica è quella di piantare degli arpioni d’acciaio nel corpo dell’avversario, la mano deve chiudersi come una tagliola e la presa dev’essere sufficientemente ferma e potente da non lasciare scampo. Per ottenere questa performance esiste una pratica specifica che si tramanda da secoli.
Nel video che segue Shinyu Gushi (1939-2012) della scuola Pangai Noon, [1] dimostra il metodo classico utilizzato ancora oggi per allenare la presa ad artiglio: consiste nell’afferrare due vasi di (o kame) riempiti di sabbia, sollevarli e tenerli sospesi per qualche tempo eseguendo tecniche di respirazione in tensione dinamica. Questo abbinamento degli esercizi è evidentemente collegato alle antiche pratiche cinesi di Qi Gong con cui, attraverso la circolazione interna, si indirizzava l’energia nelle parti del corpo che si intendeva rinvigorire, aumentando l’efficacia dell’esercizio.
[1] Il Pangai-noon (in cinese Gangrouquan, 刚柔拳), scuola fondata da Zhou Zi He (in okinawense Shu Shi Wa, 1874-1926), monaco taoista che arrivò a Okinawa verso a fine del 1800, è il fondamento dello stile Uechi Ryu.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Bishop Mark, Okinawan Karate, 1999
Hokama Tetsuhiro, 100 Masters of Okinawan Karate, Okinawa, Ozata Print, 2005.