Funakoshi e il Kyusho Jutsu

È arrivato il momento di ridimensionare la figura di Gichin Funakoshi e ricollocarla nella sua normalità. Per troppo tempo è stata mitizzata come una icona sacra, soprattutto nello Shotokan, quando lo stile è stato fondato proprio da coloro che tradirono la scuola rifiutando di partecipare ai suoi funerali organizzati dai legittimi eredi riuniti nello Shotokai, e poi appesero il suo ritratto nello shomen di tutti i dojo come feticcio per far credere una discendenza diretta dal caposcuola (quando lo stile non contiene più nulla del karate di Gichin Funakoshi). Il risultato è che nessun praticante Shotokan oggi conosce la storia del karate e non conosce nemmeno la storia della propria scuola. Questo comportamento assomiglia a quello delle sette, che mantengono i propri aderenti nella più profonda ignoranza per legarli all’unica fonte di cui dispongono. È stato così fino alla fine degli anni ’80 e oltre. Poi, con una maggiore circolazione dell’informazione, i praticanti hanno avuto la possibilità di conoscere altro e di comprendere quanto ancora ci sia da imparare oltre i ristretti limiti tecnici dello Shotokan. A quel punto si è diventata evidente la differenza fra coloro che continuano testardamente a voler ignorare la storia del karate e ad avere una fede cieca nello Shotokan come se fosse una religione, e quelli che si aprono alla conoscenza e allo studio e cominciano a praticare e studiare sinceramente altre cose non necessariamente tagliando subito il cordone ombelicale ma, come minimo, per comprendere e ricostruire le radici di ciò che si è praticato, non teoricamente ma acquisendo le tecniche precedenti. Poi starà a loro, eventualmente, proseguire in questa direzione ed abbandonare il karate moderno per abbracciare l’arte originale. Sarebbe però disonesto e scorretto, anche dal punto di vista tecnico, riportare queste conoscenze all’interno dello Shotokan modificandolo e aggiungendogli elementi estranei, pur di non abbandonare lo stile. Eppure molti lo fanno.


Ma torniamo a Gichin Funakoshi. Questa icona, questo feticcio sacro, verso cui moltissimi praticanti continuano ad avere una reverenza quasi religiosa (appendono perfino i “20 precetti” come se fossero delle preghiere o il Gohonzon della Soka Gakkai), viene da loro definito come “il padre del karate moderno” ignorando totalmente la figura di Anko Itosu che, per chiunque studi il vero karate, a Okinawa e fuori, è da sempre il vero padre del karate moderno. Funakoshi ha avuto solo il merito di saper scrivere. Aveva un’alfabetizzazione superiore a quella di gran parte dei maestri di Okinawa e scrisse molti libri e articoli che permisero al karate di arrivare in Giappone. E furono i giapponesi ad attribuirgli la fama di “padre del karate moderno” ma nessuno a Okinawa lo considera tale. I suoi libri sono pieni di inesattezze che hanno creato notevoli problemi agli studiosi di oggi (prima fra tutte l’erronea e mai esistita classificazione fra “Shorin” e “Shorei“) mischiate con informazioni corrette, in un modo tale che i praticanti di Shotokan nella loro ignoranza non sono capaci di distinguere dando tutto per buono. La sua figura è stata mitizzata anche tecnicamente, come se fosse una specie di “Ip Man dello Shotokan” (dato che il figlio veniva visto come una sorta di “Bruce Lee” della Scuola), quando in realtà il buon Gichin era un karateka mediocre rispetto al suo coetaneo e rivale Choki Motobu: curiosamente, i praticanti Shotokan non sanno nulla di Motobu proprio per la censura storico/culturale che esiste ancora all’interno della loro Scuola. Le doti taumaturgiche attribuite a Gichin Funakoshi lo fanno apparire come il depositario degli ultimi segreti del karate, e questa convinzione ha fatto credere per molto tempo che non esistesse tecnica oltre a quella che Funakoshi conosceva. Quindi, secondo questo ragionamento, se Funakoshi non conosceva il kyusho jutsu, significa che il kyusho jutsu non esiste. E questo, non volendo nemmeno lontanamente accettare l’idea che casomai fosse Funakoshi a non conoscerlo, tale è da sempre l’imprinting culturale (io lo definisco “lavaggio del cervello”) all’interno di questa Scuola.


Poi, qualcuno che ha avuto la curiosità di aprire i suoi libri, ha notato delle tecniche che apparentemente sembrano “antiche” ed ha cominciato a sostenere che nonostante tutto, Funakoshi conosceva anche un po’ di kyusho… Molto è stato equivocato, ad esempio, su questa foto del 1925 che ritrae Gichin Funakoshi mentre (apparentemente) esercita pressione su punti vitali, in una combinazione di tre: sul dorso del piede sinistro dell’avversario, alla caviglia e con una presa alla carotide. Iain Abernethy, come altri insegnanti di karate moderno, ha interpretato invece questo passaggio come la preparazione ad una proiezione, possibilmente con una spazzata interna. Niente di tutto questo. Il Kyusho Jutsu okinawense deriva dal Dim Mak cinese che utilizza tutti i punti della medicina tradizionale, e per chi studia karate antico è evidente che Funakoshi qui non sta attivando nessun punto vitale, nemmeno sul dorso del piede. La tecnica classica è spiegata da Tetsuhiro Hokama Sensei nel video. Funakoshi ha soltanto appoggiato il suo piede sul piede dell’avversario per fare tutt’altra cosa: da qui si può spingere l’avversario per farlo cadere indietro e, tenendo il suo piede inchiodato al suolo, provocargli la distorsione della caviglia o del ginocchio con lesioni sufficienti a terminare lì il combattimento. Questa è una tecnica elementare nel karate antico, insegnata ancora oggi in alcune scuole classiche di Okinawa. Da quella posizione Funakoshi potrebbe senza dubbio attivare diversi punti vitali, eppure non lo fa. E non perché voglia nascondere “tecniche segrete”, sarebbe un’interpretazione ridicola: a quell’epoca il karate non era più segreto, non lo era già più all’epoca di Itosu. Ma tutto questo dimostra che Funakoshi, oltre ad avere una scarsa conoscenza del Tuite (come testimoniano le poche ed elementari leve articolari che esibisce nei suoi libri), non avesse nemmeno alcuna conoscenza del kyusho jutsu, come già scritto in un altro articolo. Di fatto, Funakoshi, perso ormai ogni legame e memoria del karate precedente, appartiene a pieno titolo alla modernizzazione.


NOTA: Hokama Sensei nel video dice: “Qualcuno sostiene che nel nostro corpo esistano 36 punti vitali, qualcuno sostiene 18, gli attacchi più efficaci e letali sono quelli effettuati nell’area dei testicoli“. Le parole di Hokama riflettono la terribile semplificazione che le conoscenze cinesi hanno dovuto subire a Okinawa. Il Dim Mak cinese da cui il kyusho deriva era troppo vasto e troppo difficile da studiare ed è stato così semplificato, ma le tecniche “letali” non sono affatto quelle dirette ai testicoli. In realtà, per chi vuole approfondire la materia, c’è una scuola di karate antico che tramanda tutto il Dim Mak e il kyusho originario, quello che si insegnava all’epoca in cui il Chuan Fa arrivò a Okinawa. Chi è interessato ad uno studio serio, può prendere contatto con James Walters Sensei che fa parte di questa scuola, una delle ultime quattro ancora esistenti che tramandano la tradizione originale.

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